Michael Mautner della Lincoln University in Nuova Zelanda ha analizzato il contenuto di asteroidi di tipo-c (ricchi di composti organici) precipitati sulla terra in forma di meteoriti e ha calcolato che un asteroide con una larghezza approssimativa di 200 km potrebbe contenere sufficiente fertilizzante per sostenere 10.000 persone per un miliardo di anni. Gli asteroidi sembrano a tal punto ricchi di nutrienti che basta triturarli e aggiungere acqua per far crescere piante commestibili.

Altri gruppi hanno effettuati esperimenti con suolo lunare e marziano simulato, la cui composizione è simile al suolo vulcanico terreste. Wieger Wamelink e colleghi presso l’istituto di ricerca Alterra, parte dell’Università di Wageningen nei Paesi Bassi, hanno riferito che quest’anno sono stati in grado di far crescere insalata, grano, pomodori, crescione e senape per 50 giorni senza aggiunta di sostanze nutritive. Le piante crescevano ancora meglio nel terreno spaziale simulato che nei controlli coltivati in terreni “terrestri” poveri di nutrienti.

Anche le missioni Apollo (le missioni che hanno portato l’uomo sulla Luna) hanno condotto esperimenti sulla coltivazione di piante, utilizzando regolite lunare (basalto e materiale vulcanico) ma non ci sono abbastanza prove per ottenere un’idea precisa della coltivabilità del suolo lunare afferma Robert Ferl (University of Florida).

Il 3 Dicembre sono state lanciate 2 navicelle spaziali Hayabusa, (giapponesi) con lo scopo di recuperare un campione da un asteroide ricco di carbonio, l’asteroide 1999 JU3.

Ma come si comportano i semi le piante nello spazio ?

Tra il 1980 e il 1990 quasi ogni volo spaziale dello Speace Shuttle ha portato a bordo esperimenti con piante, purtroppo però, come accadeva per il corpo umano, sembrava che i vegetali avessero bisogno della forza di gravità “terrestre” e così, le piante in microgravità lottavano per sopravvivere.

L’assenza di gravità sembrava influenzare la biochimica delle cellule, portando strane mutazioni geniche che facevano crescere le piante in forme imprevedibili e indesiderabili, così pure i semi non germinavano mentre quelli di seconda generazione si presentavano sterili.

Bratislav Stankovic (Università della Scienza e Tecnologia di Ohrid in Macedonia) è a capo di un team che sta lavorando su “fattorie sperimentali” a bordo della ISS (la Stazione Spaziale Internazionale), un team che per primo è riuscito a far crescere piante con successo in condizioni di microgravità.

Recentemente però Stankovic e i collegi della Wisconsin-Madison University hanno costruito una capsula che, all’interno della ISS ha permesso a due generazioni di semi di crescere e sviluppare piante fertili con successo. La capsula, una volta installata a bordo dagli astronauti è stata (e lo è tuttora) comandata da terra per far crescere Arabidopsis thaliana, controllando umidità del terreno, luce, temperatura, umidità dell’aria e livelli di biossido di carbonio e etilene. Non solo le piante di Arabidopsis hanno prodotto semi, ma quest’ultimi nel 92 % dei casi sono germogliati. Si è scoperto così che il problema non è la microgravità o l’assenza di gravità ma la mancanza di controllo e regolazione dell’ambiente di crescita extra-terreste.

Anche altri gruppi , come quello diretto dal Robert ferlt dell’Università della Florida, sono stati in grado (con la medesima pianta) di ottenere gli stessi risultati a bordo della ISS.

I ricercatori hanno scoperto che le piante utilizzando strategie adattative per affrontare l’assenza di gravità, ad esempio aumentando l’espressione di geni associati  alla ricezione della luce nelle foglie e al rimodellamento delle pareti cellulari radicali.

Per ora lo scopo degli studi è quello di poter prolungare il periodo di parmanenza continuativa di equipaggi spaziali con la possibilità di produrre cibo in maniera autonoma e indipendente.

fonte: http://www.newscientist.com/  Asteroid soil could fertilise farms in space

Immagine: nasa.gov