Per chi legge questo blog magari non è un problema, ma per tanti altri italiani sì. Parliamo del cosiddetto «digital divide» (divario digitale), cioè la difficoltà (o impossibilità) di accedere al web, una lacuna gravissima per chiunque viva e lavori nel nostro Paese e che, guarda caso, colpisce in modo particolare il mondo agricolo.

Questo problema preoccupa molto l’Unione Europea, proprio perché l’accesso al web con velocità di trasmissione dei dati adeguata alle odierne esigenze,

professionali e non, è un fattore di crescita sia culturale, sia di sviluppo economico.

Secondo gli studi Ue si stima infatti che un incremento del 10% delle utenze web a banda larga veloce valga un aumento del pil dell’1-1,5%, mica poco!

L’Ue ha chiesto a tutti i paesi membri che entro il 31-12-2020 la velocità minima di accesso al web sia di 30 Mbps (banda larga veloce), con almeno il 50% delle connessioni superiore a 100 Mbps (banda larga ultraveloce). Inutile dire che in Italia siamo indietro: dai dati del Ministero dello sviluppo economico (aggiornati al 30 giugno scorso) risulta che l’8,8% della popolazione nazionale non dispone di una connessione fissa di almeno 2 Mbps e che il digital divide complessivo riguarda il 4% della popolazione (circa 2,4 milioni di persone).

Come già detto questo problema è molto forte per le comunità rurali e per le imprese agricole, essendo le principali aree urbanizzate già ampiamente servite dalla banda larga ma ancora da convertire in veloce e ultraveloce e i progetti in corso nelle diverse regioni per realizzare la banda larga veloce, mediante installazione di infrastrutture in fibra ottica, sono ancora molto indietro.

Con una serie di provvedimenti, alcuni anche molto recenti, si sta cercando di promuovere su tutto il territorio nazionale l’accesso alla banda larga veloce e ultraveloce, integrando precedenti programmi nazionali (banda larga nelle zonSe rurali, Piano nazionale banda larga) e regionali.

L’Unione Europea ha approvato il progetto per la diffusione e il potenziamento della banda larga il 19-12-2012, consentendo il sostegno finanziario pubblico, in particolare nelle zone rurali, dove la bassa densità abitativa scoraggia gli investimenti privati a causa del costo elevato dell’infrastruttura di comunicazione rispetto al numero delle possibili utenze.

In situazioni territoriali particolarmente difficili e a minima densità abitativa, l’incentivo finanziario pubblico è destinato direttamente agli utenti per realizzare connessioni individuali «senza fili» anche utilizzando la tecnologia satellitare. L’accesso a internet per tutti, agricoltori compresi, deve essere visto come quello all’energia elettrica o all’acqua potabile.

Non per niente la giunta regionale del Lazio ha appena approvato un finanziamento comunitario di 10 milioni di euro per la realizzazione del programma «lazio30mega», progetto per la diffusione della banda ultra larga a 30 mega in tutto il territorio regionale. Una ricerca della Fondazione Bruno Kessler ha inoltre provato che internet ad alta velocità migliora le prestazioni economiche delle aziende: in Trentino Alto Adige un mese di disponibilità di questa tecnologia fra il 2010 e il 2012 si è tradotto in un aumento del volume d’affari del 4,7%. Con circa 15 mesi di disponibilità – sostiene la ricerca – il volume d’affari crescerebbe del 19%.

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