Riportiamo alcune parti di un articolo pubblicato sulla rivista WIRED, nel quale viene spiegato come i siriani siano stati in grado di salvare dalla guerra una delle 11 collezioni mondiali di biodiversità di specie coltivate.

Quando la guerra è scoppiata in Siria, Ahmed Amri il direttore delle risorse genetiche presso il Centro Internazionale per la Ricerca Agricola nelle Zone Aride (ICARDAhttp://www.icarda.org/ ) ha immediatamente pensato ai semi della banca internazionale per la quale lavora.

141.000 confezioni di semi, conservate in celle frigorifere a 35 km a sud di Aleppo. Antiche varietà di grano duro e risalente quasi agli albori dell’agricoltura nella Mezzaluna Fertile,  una delle più grandi collezioni al mondo di lenticchie, orzo, fava e altre colture che alimentano milioni di persone in tutto il mondo ogni giorno.

Il rischio di un conflitto così vicino è che l’umanità potrebbe perdere preziose risorse genetiche sviluppate nel corso di centinaia, o in alcuni casi migliaia, di anni e all’improvviso, con lo scoppio della violenza, la loro distruzione sembrava imminente.

Le banche genetiche mirano a preservare varietà di colture che sono già state create e accelerare il processo di creazione di nuove. Tra le 11 banche genetiche delle colture internazionali, sono conservate più di 700.000 varietà di 17 colture più importanti del mondo. Perché così tante? Perché  i geni contenuti in ogni varietà conservata, potrebbero tornare utili per l’evoluzione e l’adattabilità ambientale futura delle specie che ci stanno nutrendo oggi.

Le banche hanno proprie squadre scientifiche che lavorano per identificare i tratti genetici principali dei semi raccolti e creare nuove varietà di colture che possono tornare utili.

All’inizio della guerra civile in Siria, i combattimenti si sono concentrati nel sud, lontano dalla sede del Centro, nel nord. La preoccupazione non erano le bombe o le pistole, ma l’assenza di energia elettrica per le celle refrigerate, l’assenza di carburante per i gruppi elettrogeni di emergenza, oppure il sequesto di beni e apparecchiature da parte dei soldati.

Il Centro si è così preparato sin dal primo momento, mandando dei “backup” di emergenza di circa l’87% della sua collezione a banche genetiche in altri paesi. Anche nelle migliori condizioni politiche, “ti preoccupi degli incendi, ti preoccupi dei terremoti”, dice Mahmoud Solh, direttore generale del Centro. La creazione di backup di emergenza è una pratica standard per le banche genetiche internazionali, dal Messico alla Nigeria.

Per il 13% della collezione siriana (più di 20.000 campioni) non era però stato eseguito il backup. Non appena i combattimenti sono iniziati nella primavera del 2011, il personale della banca genetica ha iniziato ad elaborare un piano di salvataggio ed è riuscito a portare is emi fuori dal paese.

Molto materiale è stato mandato anche alla banca di Svalbard in Norvegia, (in foto) una banca che rappresenta il “backup per il backup”, una banca genetica progettata per sopravvivere tutte le altre grazie alla collocazione nel Circolo Polare Artico.

Anche se la zona intorno alla banca genetica cadde sotto il controllo di due gruppi armati in competizione, il centro, nonostante violenze e sequestri è riuscito a mandare a Svalbard l’80% della sua raccolta.

L’ultima spedizione è arrivata a Svalbard nel marzo 2014 e il mese scorso, il Centro Siriano ha vinto il Gregor Mendel Innovation Prize. Sorprendentemente, il sito di Aleppo continua ad essere operativo e il personale siriano è riuscito a mantenere l’energia elettrica accesa e la banca genetica intatta attraverso quattro anni di guerra.

Ora arriva la parte difficile per le banche che hanno ricevuto i semi di backup, cioè riprodurre uno stock di almeno 1 kg, perché i campioni ricevuti sono di circa 15 grammi, un quantitativo insufficiente da poter mettere a disposizione di breeders e ricercatori

Articolo originale: http://www.wired.com/2015/04/syrians-saved-ancient-seedbank-civil-war/

Photo credits: http://www.icarda.org/   http://cropgenebank.sgrp.cgiar.org/